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«Imitiamo Lecco con un tunnel sotto la montagna»

Sabato 29 Settembre 2012 Tra passato e futuro Parla Nini Binda, che firmò l’ultimo piano organico della mobilità «Il nuovo assessore Gerosa? Mi ha fatto una buona impressione. Ma ora lei e tutta la giunta devono fare scelte coraggiose, come ai miei tempi». Nini Binda, assessore alla Viabilità dal 1998 al 2002, firmò, almeno politicamente, l’ultimo piano del traffico del Comune di Como. Da allora, il sistema della mobilità del capoluogo ha vissuto di ritocchi e cambiamenti più o meno profondi, ma l’impronta è rimasta quella. «Anche allora non stravolgemmo nulla, ma puntammo su alcune scelte coraggiose – racconta l’ex assessore – In Italia, Como fu la terza città a dotarsi di un sistema di vigile elettronico, per esempio. Poi nacquero i progetti per l’Oltrecolle-Canturina e la variante di Grandate, per esempio. E puntammo sui posteggi blu, nonostante le proteste. Ora, non credo che un altro Piano del traffico potrebbe cambiare chissà che, si dovrebbe pensare a scelte radicali». Una, Binda la caldeggia particolarmente. «Prendiamo il caso del tunnel del Barro che attraversa Lecco, inaugurato nel 1999. Sembrava un’opera impossibile, invece è stata realizzata. A Como si dovrebbe prendere esempio. E avere il coraggio di studiare un tunnel sotto Monte Croce e Baradello che, dalla zona del depuratore, porti fuori dalla città il traffico di attraversamento fino a Lazzago, eliminando la congestione sulla viabilità ordinaria e abbattendo lo smog. D’altronde, nella roccia hanno già scavato la centrale di potabilizzazione dell’acqua: le imprese apparentemente impossibili si possono fare». «Questa sì che sarebbe un’opera destinata a cambiare la viabilità della città di Como – conclude Binda – non certo ipotesi folli di autosili sotto il lago o in piazza Cavour, soprattutto alla luce del disastro paratie». Binda, infine, lancia un suggerimento a Daniela Gerosa sulla gestione più immediata della sosta in città. «Una cosa potrebbe farla subito – dice l’ex assessore – Cioè scoraggiare la sosta delle auto intorno agli autosili, per favorire l’utilizzo delle strutture, spesso semivuote nonostante il caos intorno». Emanuele Caso

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