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Politeama valore intoccabile

Venerdì 28 Settembre 2012 Artioli: «Impensabile dividere il teatro in tanti appartamenti per renderlo appetibile» Politeama, comunque vada il bene storico è inattaccabile. Parola di Soprintendenza. Lo storico cineteatro di piazza Cacciatori delle Alpi a Como (nella foto in alto), inaugurato nel 1910 e proprietà del Comune – a cui è giunto in eredità tranne una quota residua del 19% – vale circa 5 milioni. Questo, almeno, stando alle stime compiute due anni fa dalla Società Politeama (ma oggi lo scenario immobiliare è mutato in peggio causa la crisi). Tradotto in soldoni vorrebbe dire che le quote mancanti per arrivare al 100% della proprietà comporterebbero un assegno tra i 500mila e gli 800mila euro. Non bruscolini, anche per una corazzata della solidarietà culturale come la Famiglia Comasca che ieri sul “Corriere di Como” ha lanciato l’ipotesi di una sottoscrizione popolare (un azionariato popolare ha già salvato il Politeama di Prato) per permettere al Comune di acquisire il 19% delle quote ancora dei privati. Sempre che le voglia, perché, stando all’assessore al Bilancio Giulia Pusterla, data la crisi e le emergenze cui far fronte (Ticosa e paratie), pensa di disfarsi dell’immobile. Fatta salva, è opinione trasversale, la natura di bene culturale. Non è un auspicio da anime belle, ma un preciso obbligo: si tratta, soprattutto, di un edificio vincolato. Lo precisa Alberto Artioli, architetto e soprintendente per i beni architettonici e al paesaggio delle province di Milano, Bergamo, Como, Pavia, Sondrio, Lecco, Lodi e Varese. «Abbiamo posto il Politeama sotto vincolo già quando era in mani private e lo abbiamo confermato al momento del passaggio al pubblico – dice Artioli – Il vincolo è sulla struttura, non sulla funzione. Ciò detto, il buonsenso deve farci auspicare che sia mantenuta la finalità di bene culturale e quindi che sia utilizzato per funzioni appropriate». Alberto Artioli non è aprioristicamente contrario all’ipotesi di una cessione a mani private o a un project financing: «Tanti edifici storici – dice – sono in mano a privati e godono di ottima salute. Certo, il Politeama è un caso particolare. Un conto è pensare di realizzarvi un’area riservata alla ricettività alberghiera là dove già in origine erano state realizzate stanze ad hoc. Ma destinarlo in toto a hotel, ipotizzo, sarebbe uno svilimento dell’edificio. Che ha una sala pubblica, con platea e palcoscenico, e quindi va recuperata come tale, se non come teatro vero e proprio come sala conferenze». Insomma, il significato pubblico del Politeama come spazio culturale non si tocca. «Impensabile sarebbe dividerlo in tanti appartamenti per renderlo un bene immobiliare appetibile, ad esempio», precisa Alberto Artioli. «Certo, qualche sacrificio si può fare se si devono coinvolgere interlocutori privati, ma le loro esigenze devono contemplare la qualità monumentale intrinseca al bene storico. Il Politeama ha un preciso interesse collettivo e il privato lo dovrebbe garantire». Artioli conclude con un appello al realismo, dato che da tempo la Società Politeama lamenta il crescente degrado dello stabile: «Lo si salvi da un destino in stile Ticosa, è sacrosanto. Ma per tempo: so che i costi per il Comune sono notevoli, ma se non si faranno manutenzioni per altri 10 inverni, il degrado avrà effetti esponenziali, sempre più evidenti». Lorenzo Morandotti

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