Politeama, spunta l’ipotesi della sottoscrizione popolare

Politeama, spunta l’ipotesi della sottoscrizione popolare

Giovedì 27 Settembre 2012 L’idea di acquisire le quote per conto del Comune è della Famiglia Comasca Via Bonanomi è furibonda con Palazzo Cernezzi. Ha fatto montare su tutte le furie la Famiglia Comasca l’uscita dell’assessore al Bilancio della giunta Lucini, Giulia Pusterla, secondo la quale – parere che sembra sia stato espresso a titolo personale e non a nome dell’intera giunta – sarebbe meglio che il Comune si sbarazzasse del Politeama e delle relative quote in suo possesso. Ora la Famiglia Comasca scende in campo sulla questione dell’ex cineteatro con il suo presidente, Piercesare Bordoli. «La notizia che il Politeama è un bene da alienare – dice il numero uno dell’associazione cittadina che ha sede in via Bonanomi 5 e conta tuttora 900 soci – mi ha colpito come un pugno in pieno petto. Mi rendo conto che in questo momento mancano i soldi per restaurarlo e che la nuova giunta sta muovendo i primi passi ma, in campagna elettorale, l’ex cineteatro era considerato bene prezioso, da riportare agli antichi fasti. E non voglio pensare che il sindaco Mario Lucini sia intenzionato a cambiare le carte in tavola». La questione è però spinosa. Per restaurarlo occorre il pieno possesso delle quote. Non è antieconomico cedere un bene di tale importanza che ha anche un valore immobiliare notevole? «La cessione di quote – dice Piercesare Bordoli – pari a circa l’81% non aiuta certo a raggiungere un buon prezzo, in caso di cessione. E per ristrutturarlo gli aiuti ministeriali vengono concessi solo in presenza di una proprietà al 100%». Ma il Politeama non crolla: «Nessuno ci rincorre e quindi andiamo per gradi – prosegue Bordoli – La prima mossa consiste nell’acquisto del 19%». E i quattrini? «Sono certo che qualche proprietario di quote sia disposto a donarle alla città. Per il resto possiamo chiedere l’aiuto della popolazione, aprendo una sottoscrizione pubblica». Cioè? Acquisto delle quote da “girare” al Comune? Chi gestirà questo passaggio delicato? «Sugli aspetti tecnici vedremo in seguito. Una città che ha avuto la forza e la generosità di costruire addirittura un villaggio per i terremotati, e che ha fatto donazioni di rilievo a favore di Paesi lontani, volete che non si ingegni per un bene storico di sua proprietà? Noi come Famiglia Comasca siamo pronti ad assumere, eventualmente anche con altre realtà, l’impegno di raccogliere i fondi, naturalmente con le consuete trasparenze». E poi il futuro del Politeama sarebbe in discesa? «Sistemata la prima parte – dice il presidente della “Famiglia Comasca” Bordoli – si potrà procedere sulla base di programmi che nel frattempo verranno approfonditi. Spero che sia l’occasione perché Como rialzi finalmente la testa per smettere di subire in silenzio calci, furti e scippi. Se occorrono soldi, cominciamo a risparmiare e se dobbiamo vendere qualche proprietà, salviamo almeno i gioielli di famiglia. Ne va del nostro prestigio, che si è notevolmente affievolito. E riportiamo a galla anche la parola “gratitudine”, in particolar modo per chi ha donato alla città l’81% del Politeama, e cioè il povero Alfredo Gaffuri». L’ASSESSORE AL PATRIMONIO «Il recupero del Politeama è nel programma elettorale del centrosinistra – dice l’assessore al Patrimonio della giunta Lucini Marcello Iantorno, che si è speso da sempre per la salvezza del cineteatro – Il problema è di individuare le modalità di recupero e gestione. Fatto salvo, chiaramente, che sia utilizzato per manifestazioni culturali e artistiche di qualità. In una città molto carente di spazi per incontri culturali e per lo svolgimento di manifestazioni artistiche e musicali, il recupero del Politeama è tra gli obiettivi principali delle migliori energie della città». Ma come ottenere il 19% delle quote che dovrebbe ammontare – stime 2010 – a quasi 800mila euro? «La strada maestra – dice Iantorno – è l’acquisizione, da parte del Comune, delle quote di minoranza che hanno alcuni privati e la elaborazione di progetti con la collaborazione di enti, istituzioni e cittadini. Idee come quella della Famiglia Comasca a sostegno di questa ipotesi di recupero culturale sono assolutamente benvenute. Se la città partecipa con un contributo di idee, ben venga. Vi sono numerosi cittadini e associazioni disposti a dare il loro contributo anche economico per raggiungere la titolarità della proprietà pubblica e rilanciare questa struttura come importante centro di vita associativa in una città in cui è strategica la vocazione turistica e culturale di qualità. Credo possibile – conclude – con l’apporto di privati e pubbliche istituzioni il recupero e assicurare la gestione futura senza costi per il Comune». Lorenzo Morandotti