«Ex An via dal Pdl? Follia»

«Ex An via dal Pdl? Follia»

Domenica 23 Settembre 2012 Butti: «Idea di personaggi di seconda e terza fila provenienti da Forza Italia» «La scissione degli ex An dal Pdl? Lo ha smentito anche Berlusconi, ma era solo un’ipotesi paventata da personaggi di seconda e terza fila provenienti da Forza Italia». Il senatore lariano del Pdl Alessio Butti non ricorre a particolari diplomazie per scacciare lo scenario del “big bang” pidiellino, proprio alla vigilia delle elezioni politiche (primavera 2013). Un tema che, però, durante la settimana ha tenuto banco e che non ha comunque cancellato qualche tensione di troppo tra le due componenti principali del Pdl. «Quando si entra in un partito e si concorre alla sua crescita – afferma Butti – sta poi alla maturità dei singoli non definirsi più “ex qualcosa”. Noi, provenienti da An, ora rappresentiamo la destra in un partito di centrodestra nel quale, però, c’è un denominatore valoriale comune. Certo, rispetto a qualcuno che ha fatto percorsi politici differenti, noi preferiamo un partito strutturato. Ad altri l’idea di affrontare congressi, disciplina e regole dà fastidio. Per questo, forse, si gioca con la formula “ex An”: per difendere piccole rendite di posizione e guardarsi l’ombelico». La sintesi finale: «A parlare di scissione sono stati personaggi di seconda o terza fila provenienti da Forza Italia. Noi – chiude Butti – abbiamo chiesto a Berlusconi di smentire ogni ipotesi di scissione. Ci metteremmo 5 secondi ad andarcene, ma sarebbe semplicemente folle». Un nodo, però, non è ancora stato tagliato: la volontà della corrente della destra interna al Pdl di reintrodurre le preferenze nella prossima legge elettorale. «Noi siamo per il bipolarismo e per la possibilità dell’elettore di tornare a votare il candidato – ha sottolineato Butti – Ad altri questa ipotesi non piace. Ma questo non vuol dire affatto scissione in vista, anche perché significherebbe la fine del centrodestra e la crisi del bipolarismo». I temi nazionali, inevitabilmente, si rifrangono anche sulla realtà locale. Uno su tutti: la possibile ricandidatura a premier di Silvio Berlusconi il prossimo anno. «Ora – afferma il senatore – scontiamo il non aver trovato un leader alternativo a Berlusconi. Alfano è un ottimo segretario di partito, ma forse una candidatura a premier sarebbe prematura. Credo però che nel centrodestra italiano ci siano soggetti che magari non prescindono ancora da Berlusconi, ma potrebbero trovare accordi e intese con lui per candidarsi. Di sicuro, che sia Berlusconi o no, bisogna decidere in fretta. Resta il rammarico che se si fossero svolte le primarie, un leader sarebbe probabilmente già uscito». Sul fronte del centrosinistra, intanto, l’avvicinamento alle politiche passerà proprio dalle primarie del Pd. Con il segretario Luigi Bersani e il sindaco di Firenze Matteo Renzi (in questi giorni in tour in Lombardia, ndr) come principali contendenti. «Ho sentito dire che Renzi parlerebbe la lingua del Pdl – commenta Butti – ma non credo proprio che il nostro partito sia così vuoto come il sindaco di Firenze. Il quale, per inciso, ormai alla sua città dedica un quarto d’ora al mese, per le primarie. Se lo facesse un sindaco del Pdl, ci direbbero di tutto. Per loro, invece, è “normale”. Invece dovrebbe almeno dimettersi da sindaco. Bersani? Lui almeno ha tesi politiche e proposte. Ma vi immaginate, invece, Renzi “il battutista” a colloquio con la Merkel?». Molto diverso il discorso sugli ex alleati della Lega Nord. «Ho grande rispetto per ciò che sta accadendo dentro la Lega – afferma il senatore – perché oggi non esiste un partito tranquillo, mettere insieme tante teste è difficile. Anche Grillo, mi pare, ha grandi difficoltà nel suo movimento. Però, per tornare a parlare di alleanze o accordi, con il Carroccio bisognerà rinegoziare tutto, ripartire da zero. Sul federalismo ci eravamo fidati, ma alla fine si sono incartati da soli. E ancora non è chiara la strada che vorrà prendere Maroni». Impossibile non affrontare il caso della Regione Lazio, dei soldi pubblici spesi in ostriche e champagne e di politici come “Er Batman”, Franco Fiorito, ex capogruppo Pdl. «Quel caso si commenta da solo, ma ricordiamoci che per un Fiorito ci sono 99 amministratori del Pdl bravi e onesti. Il vero problema, più che altro, è che oggi le Regioni sono diventate centri di spesa fuori controllo e invece dovrebbero affrontare le stesse riforme del Parlamento: tagli ai vitalizi, riduzione pesante delle indennità, delle spese di segreteria e delle disponibilità dei gruppi». Tema della riforma delle Province. «Credo nella possibilità di una deroga per cui Como e Varese possano costituire il nuovo ente di riferimento. Se poi non fosse possibile, ma lo spiraglio c’è, e si dovesse finire con Monza, allora bisognerebbe contrattare una lunga serie di questioni». Ultimi accenni allo stato del Pdl a Como, dopo la sonora sconfitta alle amministrative di maggio, e ai casi Gaddi-Veronelli, fondatori della lista civica “Forza Cambia Como”. «In Comune, un po’ di opposizione farà bene e ridurrà gli “appetiti”. Peraltro, dopo 100 giorni, l’amministrazione Lucini è già in panne. Dovevano cambiare passo, non si è visto nulla, se non qualche peggioramento. Per quanto riguarda Gaddi e la Veronelli, c’è un fascicolo aperto ai probiviri del Pdl, vedremo come finirà. Ma io immagino un partito inclusivo, non che esclude. Mi spiace molto per come si sono comportati alle elezioni, ma se si vorrà ragionare insieme su una ricomposizione della frattura, io sono sempre qui». Emanuele Caso