Domenica 16 Settembre 2012 Fenomeno da non sottovalutare A nessuno si chiede di fare l’eroe, ma chi vede chiami subito le forze dell’ordine Il termine “baby” davanti a gang rischia di indurre una pericolosa sottovalutazione o peggio ancora minimizzazione del fenomeno. Se qualcuno è tentato di affermare che in fondo trattasi di ragazzi, e che sia cosa facilmente controllabile, è invitato a passeggiare la sera in fondo a viale Geno o sotto i Portici Plinio, o in piazza Gobetti, territori sui quali Como sembra aver perso la propria sovranità. Se riesce ad uscirne senza essere derubato, minacciato o nel migliore dei casi solo molestato, ce lo venga a raccontare. Evitiamo quindi pietosi lenzuoli per coprire la realtà dei fatti e vediamo invece di capire. Per baby gang si intendono fenomeni di aggregazione giovanile finalizzata alla micro-criminalità, diffusa in contesti urbani, in conseguenza dei quali dei minorenni assumono condotte devianti su persone o cose. Si fanno forza del gruppo per imporre bullismo e delinquenza di vario genere. Vi è ampia letteratura sociologica che spiega le cause che hanno generato questi fenomeni. Dalla disgregazione delle famiglie agli insuccessi educativi, transitando per carenze affettive e arrivando a esigenze giovanili di autostima, o banalmente del bisogno di qualche soldo da rastrellarsi facilmente. Il fenomeno è importato da nazioni dove esiste da decenni e, anzi, recentemente è diventato vera e propria piaga sociale. Non solo per chi ne è vittima, ma anche, e forse prevalentemente, per chi ne è protagonista. Perché non bisogna farsi sedurre e tranquillizzare dal suffisso “micro”, trattasi infatti di criminalità e basta. Non cadiamo allora nei piagnistei triti e ritriti riguardanti la crisi delle famiglie, della scuola, dei valori. Lasciamo ad altri soloni la disàmina delle cause vere o presunte e ci limitiamo ad alzare la bandiera dell’allarme sociale. È vietato minimizzare. È proibito pensare che sia un fenomeno minore. E non è lecito delegarne solo ad altri la gestione. Prima che diventi un’epidemia. È un errore che abbiamo già commesso in altre occasioni. Esempi? Gli stupefacenti. Pensavamo negli anni ’70 che avrebbero riguardato isolate e sfortunate persone e per poco un’intera generazione è mancata all’appello tra droghe leggere, pesanti e successiva Aids. Altro? L’alcol. Massì, un bicchierino non fa male, ammiccano tutti. E tra un po’ vedremo quanti cervelli e fegati sopravviveranno a sciagurati happy hour e notti in discoteca. E allora sveglia, non si chiede a nessuno di fare gli eroi, ma chi vede episodi di violenza, bullismo, minacce, degrado piazzaiolo, appena girato l’angolo tiri fuori il telefonino (se non gli è stato appena rubato) e chiami le forze dell’ordine. E soprattutto voi ragazzi, minacciati, molestati e calpestati, recuperate gli spazi occupati dai violenti. Nessuna paura a riferire certi episodi agli adulti. Riprendiamoci in fretta tutta la nostra città. Prima che sia tardi. Mario Guidotti
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