Quattro anni fa ci provò Bruni. Si fermò tutto per i costi folli

Domenica 16 Settembre 2012 Il precedente del 2008 Le ultime tracce ufficiali riguardanti un progetto di metrotranvia per Como risalgono al febbraio 2008. Ovvero quando il sindaco del centrodestra di allora, Stefano Bruni, diffuse i dettagli del progetto messo a punto, almeno in linea di massima, da Palazzo Cernezzi insieme con le Ferrovie Nord. La bozza – che sarebbe dovuta diventare progetto preliminare entro la fine di quello stesso anno – prevedeva che i convogli-pendolari delle Nord avessero la loro ultima fermata alla stazione di Grandate e non più a Como Lago. I lunghi treni che tuttora attraversano tutta la città, a partire da quel punto, sarebbero stati sostituiti da vagoni più piccoli e leggeri – le famose navette – molto più simili a una metropolitana che non a un convoglio ferroviario. A servizio della stazione di Grandate (esattamente come nell’ipotesi-Caradonna di cui sopra) era prevista la realizzazione di un grande posteggio pubblico multipiano da circa mille posti auto. L’infrastruttura sarebbe stata fondamentale per accogliere il maggior numero di auto dei pendolari. Nel progetto di massima sostenuto dal Comune di Como, sarebbero entrati in funzione miniconvogli da 3-4 vagoni l’uno, con una frequenza di viaggi nettamente superiore rispetto a ora. L’ipotesi più accreditata era che da e per Como partissero navette ogni 8 minuti per il centro. Con una fermata in più, però, rispetto a quelle disseminate sui binari attualmente. Oltre a Camerlata, Como Borghi e Palazzo Cernezzi (stop che avrebbe sostituito Como Lago) avrebbe dovuto essere realizzata anche quella (oggi esclusa categoricamente) all’autosilo Valmulini. Altro aspetto emerso 4 anni fa: i passaggi a livello non sarebbero diminuiti, ma almeno il tempo con le sbarre abbassate all’altezza di Como Borghi, vero e proprio flagello degli automobilisti per gli stop infiniti, sarebbe calato sensibilmente. Capitolo finale: i costi di quel “sogno”. Semplice: furono la ghigliottina in tempo reale di tutto. Sarebbero serviti circa 80 milioni, 25% a testa per Comune e Regione, il resto a carico delle Nord. Spartizione poco equa, ma soprattutto inutile. Quella cifra enorme, anche se divisa tra le parti, era, e da allora è sempre rimasta, una chimera.