Mario Lucini e i suoi cento giorni da sindaco. «Lungolago, cantiere fermo fino a primavera». E per l’ex Ticosa il futuro è incerto

Giovedì 13 Settembre 2012 Ieri incontro a tutto campo nella conviviale del Rotary Baradello La ferita più difficile da curare era e resta quella del lungolago. Neppure in campagna elettorale, quando non è raro sentire promesse al vento, l’allora aspirante sindaco Mario Lucini aveva nascosto i tempi lunghi per trovare una soluzione. E ora, cento giorni dopo l’elezione, il primo cittadino di Como ribadisce le difficoltà. «Stiamo trattando con l’azienda per arrivare a un blocco del cantiere indolore, a costo zero per il Comune, in attesa di varare un nuovo progetto. Non sono in grado di dare delle scadenze». Quello dei «primi cento giorni» è diventato ormai un termine di riferimento, un punto fermo per un primo bilancio del lavoro di un’amministrazione. Mario Lucini ha raccontato ieri i suoi cento giorni intervenendo a una riunione del Rotary Club Como Baradello. «Il mio primo obiettivo era creare un clima nuovo – ha esordito il sindaco di Como – Personalmente sono convinto di esserci riuscito, assieme con tutta la giunta e gli altri amministratori. Non è solo merito nostro, ma in città si percepisce la voglia dei cittadini di fare qualcosa per dare il colpo di reni che permetta al capoluogo di voltare pagina. Non voglio dire che siano tutti contenti, ma c’è uno spirito costruttivo e non distruttivo, collaborativo». Il bilancio dei primi cento giorni passa inevitabilmente dalle grandi questioni irrisolte, dal lungolago alla Ticosa, «il secondo problema, anche se non paragonabile per gravità a quello delle paratie», dal campus al bando per la raccolta rifiuti, passando anche dalla pulizia della città al rilancio turistico. Mario Lucini fa il punto della situazione e indica gli obiettivi della sua giunta. «Sono stati cento giorni faticosi – ha premesso – Me li aspettavo difficili, ma non così tanto». Il LUNGOLAGO Il cantiere delle paratie resta “il” problema per antonomasia. «C’è un’azienda, Sacaim, che si è aggiudicata i lavori e sta legittimamente portando avanti l’incarico che ha ottenuto – ha spiegato il sindaco di Como – Stiamo cercando di trovare un’intesa per un fermo del cantiere extra contratto, visto che quelli previsti dal contratto sono stati tutti esauriti, che non comporti però oneri per il Comune. Vogliamo bloccare i lavori in attesa di aver messo a punto un nuovo progetto ma vogliamo evitare di dover pagare ulteriori penali. In pratica, dobbiamo tener ferma l’impresa mentre elaboriamo la nuova soluzione». «C’è la volontà di tutti di trovare un’intesa – ha aggiunto Mario Lucini – ma dobbiamo prima chiudere il contenzioso da 2,8 milioni di euro aperto con Sacaim. Per questo però dobbiamo necessariamente contare sulla Regione, che ha pienamente partecipato al progetto dal 2008 a oggi». Sulla durata della sospensione del cantiere il sindaco non si sbilancia, ma difficilmente si può ipotizzare una ripresa prima della primavera prossima. «La prima ipotesi era uno stop dal primo agosto alla fine dell’anno – ha ammesso il sindaco – Ora siamo già a metà settembre e non abbiamo ancora firmato l’intesa, quindi sicuramente slitteremo un po’, ma è impossibile fare previsioni». LE SCADENZE Nell’elenco degli obiettivi a breve termine, il primo punto è l’ordinanza per regolamentare l’accesso alla zona a traffico limitato. «Ci stiamo lavorando ascoltando anche le categorie interessate – ha detto Lucini – Resta confermato l’obiettivo di varare il provvedimento entro la fine del mese. La situazione attualmente è fuori controllo, il centro città è troppo affollato dai veicoli e il problema deve essere affrontato subito». Entro la fine dell’anno il sindaco assicura anche il completamento di un’altra procedura importante, attesa da tempo. «Al massimo entro dicembre sarà varato il nuovo appalto, che si era inchiodato tra contenziosi e ricorsi. Attualmente la raccolta differenziata in città è ben lontana dai parametri europei. Ci adegueremo e con il nuovo appalto migliorerà complessivamente il servizio». E il 31 dicembre prossimo è il termine ultimo anche per il Piano di Governo del Territorio. «Inizieremo a brevissimo con gli incontri sul territorio – ha detto Lucini – anche se in questa fase i margini per le modifiche non sono molti. Gli aggiustamenti ci saranno piuttosto nella fase delle osservazioni». Il CAMPUS «Nei primi cento giorni non potevamo certo risolvere il problema, ma abbiamo riannodato i rapporti con i vari enti coinvolti – ha detto Lucini – C’è la voglia di affrontare la situazione sia per dare vita finalmente al campus sia per restituire l’area verde del San Martino ai comaschi. Posso anticipare che il tema sarà oggetto del prossimo Tavolo per lo sviluppo e la competitività». L’EX TICOSA L’area della ex tinto stamperia resta un simbolo di degrado e abbandono. E come per il lungolago, la soluzione del problema non è né facile né a breve termine. «Il primo passo è chiudere il capitolo bonifica – ha ricordato il sindaco di Como – Come avevamo previsto, il provvedimento in corso non è esaustivo. I costi stanno lievitando e i tempi si allungano. Siamo passati da 2,4 milioni a oltre 4 e rischiamo di toccare quota 4,5 milioni di euro. Stiamo verificando nel dettaglio la classificazione di ogni tipologia di rifiuto trovato nell’area, ma certamente l’operazione è complessa. Avremo un incontro con la Provincia e con Arpa per pianificare al meglio i prossimi passi. Salvo ulteriori imprevisti i lavori dovrebbero essere completati entro fine anno». Il futuro resta comunque incerto. «Non so se ci saranno i margini per ribadire subito l’area a parcheggio – ha detto chiaramente Lucini – Ci sono scavi aperti e non è semplice allestire un’area di sosta. Inoltre, si tratta di vagliare al più presto un progetto per il recupero definitivo dell’area. Del vecchio progetto vorremmo mantenere la parte relativa alle modifiche viabilistiche. Per il resto, a grandi linee pensiamo a una parte nord residenziale e commerciale, a un centro per così dire verde e a una zona sud adibita prevalentemente a funzioni pubbliche». Il soggetto attuatore resta un’incognita, ma è stata ventilata anche l’ipotesi di affidarsi a un investitore straniero di un Paese emergente, che sia la Cina o l’India o il Brasile, solo per fare qualche esempio. LE GRANDI MOSTRE Resta inevitabilmente aperto anche il tema delle grandi mostre. «Non vogliamo cancellare i grandi eventi – ha concluso Mario Lucini – Al contrario, vogliamo che Villa Olmo sia accessibile e fruibile tutto l’anno, con un rilancio globale. L’obiettivo però non deve essere solo il marketing territoriale fine a se stesso ma un’iniziativa culturale vera e di valore. Ai turisti e non solo dobbiamo garantire un’offerta di qualità». Anna Campaniello