Le onlus lariane non ci stanno. «Il nostro 5×1.000 non si tocca»

Le onlus lariane non ci stanno. «Il nostro 5×1.000 non si tocca»

Mercoledì 12 Settembre 2012 Malumore per l’appello dell’assessore al Bilancio di Palazzo Cernezzi La torta diventa sempre più piccola. Ma se a chiederne una fetta ci si mette anche il Comune di Como, gli altri commensali non ci stanno. E reagiscono immediatamente. È scoppiata una polemica rovente intorno ai fondi del 5×1.000. Lunedì scorso l’assessore comunale al Bilancio, Giulia Pusterla, ha chiesto ai cittadini comaschi di destinare il 5×1.000 alle casse di Palazzo Cernezzi per le attività da svolgere nel campo sociale. Casse che, com’è noto, non traboccano di soldi. Un vero colpo a sorpresa. Inaspettato. E così tutti gli altri soggetti ai quali sarebbe destinato lo stesso 5×1.000 – dalle Onlus di volontariato alle associazioni sportive dilettantistiche – hanno mal digerito una simile richiesta. Perché, ovviamente, qualora un comasco “regalasse” il 5×1.000 a Palazzo Cernezzi non potrebbe destinarlo ad altre associazioni. Le stesse che con queste cifre campano e possono pianificare le attività di un anno intero. Nulla di illegale, va subito precisato. La legge, infatti, permette di destinare una porzione di Irpef al proprio Comune di residenza. Il problema, dicono gli interlocutori, è semplicemente di opportunità. Forse sarebbe stato meglio non esporsi così. Non rivolgere un appello in piena regola ai cittadini. «Il 5×1.000 serve alle associazioni per sopravvivere, non per rimpinguare bilanci – dice Fiorenzo Gagliardi, presidente dell’Associazione Volontariato Comasco, che gestisce il Centro Servizi Volontariato – L’invito del Comune non è francamente apprezzabile. Mi auguro, almeno, che Palazzo Cernezzi possa far tornare questi soldi al volontariato, anche se eviterei la partita di giro». Ma non solo. «Sinceramente, si tratta di una torta piccola da dividere – prosegue Fiorenzo Gagliardi – Destinatari del 5×1.000 sono spesso realtà associative realmente minuscole che fanno affidamento proprio su tali somme per mandare avanti i propri programmi. Non penso che il Comune debba puntare a tali cifre». Non mancano dunque le critiche. E ancora più arrabbiato sembra essere Alfredo Marson, presidente della Briantea 84, società attiva soprattutto nello sport disabili. «I cittadini si dovrebbero indignare di fronte a una richiesta simile. È veramente il colmo – dice infatti Marson – Questi soldi sono vitali per le associazioni come la nostra e sono convinto che la gente saprà scegliere a chi destinare queste risorse». Cifre decisive delle quali «potremmo anche fare a meno se ci aiutassero in altro modo. Per noi questi soldi rappresentano la reale sopravvivenza – dice ancora Marson – Ci sono persone che si sono impegnate e hanno fatto di tutto per riuscire a ottenere, nel corso degli anni, la fiducia della gente. Sono perciò convinto che chi ci donava il 5×1.000 continuerà a farlo». Il Comune che domanda ai cittadini il 5×1000 stupisce anche Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Como. «Nessuno scandalo, ci mancherebbe. È assolutamente tutto legale, ma la richiesta mi sembra sbagliata per due motivi: primo, perché il 5×1.000 è un esempio di sussidiarietà vera. Di autonomia che il contribuente può gestire come meglio crede – spiega Frangi – Secondo, perché tutti conosciamo le difficoltà dei Comuni, ma non credo possano uscirne con i quattro soldi del 5×1.000». Si tratta comunque di un’eventualità che anche l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) della Lombardia ha sempre sollecitato. Nonostante ciò, i cittadini non hanno mai risposto in maniera convinta. L’ultimo dato disponibile, risalente al 2010, evidenzia come su 375 milioni soltanto 12 siano finiti nelle casse comunali. «Conosciamo le difficoltà dei Comuni, sappiamo tutti come sia complicato rispondere ai bisogni di servizi sociali – conclude Frangi – Credo che le amministrazioni non possano credere di venirne fuori con quattro soldi». Fabrizio Barabesi