Giovedì 06 Settembre 2012 Comense e inchiesta per evasione fiscale: Pennestrì all’attacco L’estate di Antonio Pennestrì è stata eufemisticamente difficile. L’ex presidente della Comense, 71 anni, non soltanto ha vissuto in prima persona il crack della storica società di basket, culminato nella rinuncia all’iscrizione alla serie A1 dopo anni carichi di storia e di trionfi, e la mancata affiliazione alla Fip con l’inevitabile perdita di tutte le cestiste di proprietà, dal vivaio alla prima squadra. Il presidente della Comense è finito pure al centro di un’inchiesta per la quale il suo nome è stato iscritto sul registro degli indagati dalla Procura di Como. L’accusa nei suoi confronti parla di evasione fiscale collegata all’emissione di false fatture, ma anche di falsità in scrittura privata. Con le indagini ancora in corso, ovviamente, Pennestrì non si addentra nei dettagli della vicenda. Ma il tempo per fare qualche considerazione – o meglio, per porsi qualche interrogativo a voce alta, in attesa che siano le sentenze a parlare – lo trova comunque. «Ovviamente risponderò in maniera chiara a tutte le accuse al momento opportuno – ha dichiarato ieri l’ex presidente della Comense – Però qualche domanda me la pongo. Continuo a chiedermi, per esempio, chi ha voluto il male della Comense? Chi ha voluto fare a me e alla società tutto questo?». Il riferimento, evidentemente, è a chi ha presentato in Procura a Como gli esposti che hanno avviato l’indagine tuttora in corso. Autori che, per ora, rimangono sconosciuti. C’è spazio anche per una considerazione di carattere personale. «Tutto quello che è accaduto, a livello sportivo e naturalmente a livello personale, mi ha spaccato letteralmente il cuore in quattro. Non era questo il modo di trattare una società che ha fatto la storia dello sport comasco e che aveva qualcosa come 900 atleti. Non capirò mai il perché di tanto accanimento». Saranno naturalmente i giudici, soprattutto sul fronte giudiziario che tocca direttamente Pennestrì, a stabilire se di accanimento o di altro si tratti. Il discorso, a questo punto, torna su “sentieri” più prettamente sportivi. Con il futuro della Comense – o almeno di ciò che ne resta – che torna in primo piano. Con una precisazione dello stesso Pennestrì, peraltro. «In realtà “mamma Comense”, almeno in piccola parte, è in vita – specifica – Perché, per una questione di forma e soprattutto di rispetto, la sezione per i disabili è ancora attiva e sotto lo stesso nome. Per il resto, come sapete, è cambiato molto». Molto, moltissimo, praticamente tutto. «E io, ormai, non ho più alcuna carica formale o ufficiale. E comunque – aggiunge l’ex presidente – anche se un domani non me ne interesserò più in prima persona, nel corso degli anni ho maturato molte conoscenze che sono disponibile a condividere con chi vorrà riprendere il discorso interrotto questa estate». A oggi, intanto, la realtà dice che il basket femminile della Comense è azzerato e non conta più alcuna atleta perché la società lariana non risulta iscritta alla Federazione, costretta a prendere atto del doloroso (e fragoroso) addio. La Comense ha dunque visto cancellata la storia che dal 1948 l’ha vista affiliata alla Fip con il glorioso “codice 181”, uno dei più antichi d’Italia. Emanuele Caso
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