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«Molti abbandonano. Noi sopravviviamo grazie ai clienti più affezionati»

Mercoledì 05 Settembre 2012 I racconti degli esercenti che resistono I sopravvissuti. Sono quei negozianti che resistono e, nonostante la crisi, continuano ad alzare la saracinesca. Giorno dopo giorno, mentre intorno si fa il vuoto, alcuni commercianti, attivi da decenni, reggono in zone della città che si stanno progressivamente svuotando. È per esempio quello che sta accadendo, già da diversi anni, in via Borgovico vecchia. «Sono qui ormai dal lontano 1985. E in tutti questi anni ho visto chiudere numerosi negozi – dice Francesco Gilio, che da anni gestisce un pastificio – La situazione è cambiata. Anno dopo anno si è assistito, complice ovviamente la recessione economica, a un progressivo peggioramento della situazione». E in effetti, a eccezione di alcune attività esistenti all’imbocco della strada, l’impressione che si ha è di desolazione. «Noi sopravviviamo – aggiunge – Ci siamo costruiti una clientela affezionata e ci siamo concentrati su un’offerta specifica. Altrimenti non avremmo mai potuto reggere la concorrenza dei centri della grande distribuzione. Fondamentale, specialmente in questo periodo, è possedere la proprietà delle mura del negozio. Gli affitti stanno infatti diventando insostenibili», conclude Gilio. «In molti hanno abbandonato. Troppe spese, troppe complicazioni, troppo forte la crisi – interviene Angelo Nazzari, alla guida di una lavanderia che da 40 anni esiste in via Borgovico – Bisogna per forza costruirsi una propria clientela in grado di farti superare i momenti di crisi». E c’è chi si ricorda nitidamente come fosse vivace questa parte di Como. «Sono arrivato a 14 anni. Ho iniziato presto a lavorare e da oltre 40 anni sono qui in macelleria – dice Eugenio Riva – Ho vissuto tutte le fasi che hanno contraddistinto via Borgovico». Fino agli anni Ottanta si è assistito a un’espansione continua. «Poi, lentamente, le attività commerciali hanno cominciato ad avvicendarsi. Ma è negli ultimi anni, complice la crisi, che i negozi che chiudevano non riaprivano più – aggiunge Riva – E ora siamo in questa situazione precaria. Noi andiamo avanti, non ci lamentiamo anche se tutto intorno la realtà di abbandono è sempre più visibile». Stesso scenario anche se ci si sposta in via Milano alta. Numerose le serrande abbassate. «Sono tanti i colleghi che non hanno resistito – dice Nicola Benetti nel suo panificio che ha aperto nel lontano 1985 – La via, così come la città, si è radicalmente trasformata negli ultimi decenni. In particolar modo negli ultimi anni. E questo è il risultato». E chi la strada la conosce bene è Stefano Vicari, da anni rappresentante dei commercianti della zona. «Purtroppo la situazione è stagnante da tempo – afferma – Negli ultimi anni il trend è questo. Negozi chiusi, serrande abbassate e sempre meno nuove attività vanno a rimpiazzare quelle cessate. La crisi ha giocato un ruolo decisivo e sta colpendo ovunque. Anche nella parte bassa della via di recente hanno chiuso altri 3 negozi». «Da 20 anni lavoro qui e anche io ho assistito a un progressivo spopolamento – dice Monica Piazza dal suo negozio di fumetti – La crisi c’è e si sente. Io ho aperto un altro punto vendita nella centrale via Giovio e lì, nonostante l’ubicazione, gli affari vanno peggio. Pago il doppio d’affitto per la metà dei metri quadri. Bisogna saper fidelizzare i clienti e non fissarsi solo sul luogo dove aprire il negozio. Non è necessario rimanere dentro le mura». Fabrizio Barabesi

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