Una foto sulla Ferrari. Poi tour in motoscafo e per finire a Villa d’Este. La “gita tipo” dei potenti

Mercoledì 29 Agosto 2012 Il fascino del Made in Italy La leggenda vuole che non muoiano mai e che siano tutti uguali. Parole da bar, ovviamente. O leggende, se proprio si vuol dare un tocco di mistero. Resta il fatto, però, che anche i sempre più potenti cinesi hanno un debole – anzi, un debolissimo – per le bellezze e i più classici status-symbol tricolori. E comaschi, naturalmente. L’ultimo caso che lo testimonia in maniera plateale risale all’ultima domenica di luglio. Ossia quando una delegazione di potentissimi cinesi, tra industriali , banchieri e politici della regione del Sichuan – regione per modo di dire, contando 87 milioni di abitanti – ha fatto tappa a Como per un viaggio d’affari. Un breve passaggio a Como, con tanto di visita a un’azienda della città del ramo industriale-farmaceutico. Per discrezione, non faremo il nome dell’impresa – leader nel mondo nel suo settore – ma possiamo rivelare qualche dettaglio di ciò che un gruppo di potentissimi uomini d’affari cinese chiede (gentilmente e solitamente) agli imprenditori che li ospitano per assaporare il gusto vero del viaggio. Impossibile resistere alla tentazione di salire a bordo di una Ferrari, per esempio, pur potendosene probabilmente permettere più di un esemplare a testa. Ma vuoi mettere una Ferrari vista, provata e fotografata proprio in Italia, rispetto a una in Cina? Seconda richiesta inevitabile: un viaggio in motoscafo sul lago. Vivere una cartolina, insomma. Con tanto di esplicito desiderio: vedere le ville, certo, ma soprattutto una: l’Oleandra di Laglio, e questo testimonia quanto e fin dove arrivi il potere promozionale di George Clooney. Terza e tassativa richiesta del gruppo cinese: pranzare a Villa d’Este, sedersi ai tavoli di uno degli hotel più famosi del mondo. Per poi brindare all’ebbrezza del viaggio sul Lario con i vini più prestigiosi e piatti sopraffini. Solo con una piccola variante: l’innaffiata di tabasco, su tutto. De gustibus. Emanuele Caso