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Nuovo design per rilanciare il territorio

Domenica 12 Agosto 2012 Ricerche – Quando la grafica è a 360 gradi: al Politecnico di Milano viene proposta una forma inedita di marketing ispirata all’architettura Un’iniezione di fiducia al marketing territoriale lariano, in questi magri tempi di crisi, può venire anche dal mondo della creatività e dal design. Ne è convinto il comasco Tomaso Baj, grafico che ha realizzato un’apposita ricerca al Politecnico di Milano. Si tratta di Como brand image, un manuale per progettare una marca realizzato nell’ambito del corso di progettazione di Brand Territoriali. Baj è iscritto alla facoltà di Design della Comunicazione. «Un “brand manual” – dice Baj – contiene le linee guida per promuovere un prodotto conservandone l’identità, con un’immagine il più possibile coordinata e coerente, quale che sia il mezzo del messaggio: dallo spot pubblicitario alla carta intestata. È una tecnica usata soprattutto dai grandi gruppi (pensiamo alle aziende che operano nel mondo della telefonia, tanto per fare un esempio fra tanti) ma che potrebbe essere benissimo applicata anche in chiave locale per coordinare al meglio il lavoro della comunicazione di un’azienda o di una amministrazione pubblica». Molte le idee contenute nella ricerca, di cui pubblichiamo in anteprima alcuni risultati grafici. Prima di tutto Baj ha svolto un’approfondita analisi di Como e del suo territorio sul piano iconografico, indagando le vicende dell’architettura con l’avvicendarsi dei vari stili (in primis il gotico, poi quello razionalista), ma anche il paesaggio e la storia economica (soffermandosi in particolare sui mezzi di trasporto locale di cui Como è un importante crocevia). Ne è nata la proposta di un nuovo “logo” per Como, ispirato direttamente al Razionalismo architettonico. Scrive Baj: «Le semplici linee essenziali in forma spezzata della forma che vuole imitare quella del Lario vengono estruse e colorate di azzurri tendenti al verde più o meno scuro ispirati alla colorazione verdastra dovuta al riflesso delle montagne del Lago di Como. Il simbolo è di immediata riconoscibilità per chiunque conosca la forma del lago. L’essenzialità della forma e l’assenza di curve rendono il simbolo assimilabile allo stile razionalista, essenziale e geometrico. La leggibilità e il riconoscimento sono ottimi anche a basse dimensioni per via della forma semplice e ad alto contrasto». Del logo vengono proposte anche una versione in 3D, da leggere con appositi occhialini, e una versione “payoff”, cioè con uno slogan che sintetizza una delle vocazioni del Lario: «“Città edificatrice della ragione” – commenta Baj – descrive lo stato d’animo e gli intenti del movimento razionalista, che tramite la costruzione di edifici e monumenti rivelava i processi razionali che stavano alla base dei loro progetti». E che Como sia un brand tutto da divulgare in modo immediato, efficace e anche divertente lo documentano altre sezioni della ricerca. Ad esempio quella che insistendo ancora sull’eredità del Razionalismo invita a scrivere la parola “Como” componendola con elementi grafici immediatamente riconducibili ad alcune delle più celebri opere del movimento: «La lettera C è ispirata alla pianta dell’edificio Novacomum. La lettera O è formata dagli anelli della fontana di piazza Camerlata. La lettera M è formata da un calorifero in metallo nickelato progettato da Terragni. La lettera O deriva da un quadro di Carla Prina, astrattista comasca», commenta Baj nella sua ricerca, in cui non mancano esempi di comunicazione come manifesti già realizzati in forma di bozzetto. Ciliegina sulla torta, sempre nell’alveo del Razionalismo è la proposta di un nuovo merchandising tutto comasco, con il logo di Como sul petto e sulla schiena la fontana di Cesare Cattaneo (di cui ricorre il centenario della nascita) e Mario Radice, a Camerlata. Monumento replicato fino a comporre una colonna vertebrale. Semplice e a suo modo geniale. Ma cosa significa oggi essere un designer? Per Baj, è un’avventura della conoscenza a 360 gradi. «Uno dei primi studi nei corsi di design – dice – è la psicologia della percezione. Vi sono in seguito nozioni di neuroscienze, di economia, di architettura, di automazione, di ingegneria, di elettronica, di anatomia, cinema, fotografia, matematica, materiali, colore, modelli, e molti altri studi paralleli. Direi che la materia lascia ampio spazio di ricerca per nuovi ampliamenti interdisciplinari». Infatti «la nuova generazione di designer tende a non approfondire la materia grafica, ma tende a estendere le conoscenze a settori molto diversi per contaminare il proprio stile grafico anche di contenuti, svincolando finalmente così la grafica dalla pura ricerca stilistica, estetica e artistica delle forme materiali e dei colori. È indispensabile inoltre in questo lavoro “sporcarci le mani” con linguaggi differenti, per poter progettare a favore di ambiti multiculturali, multireligiosi, internazionali, ad esempio con bambini, adolescenti, adulti, anziani e portatori di diversi handicap. La formazione verso nuove tecniche è così permanente e sistematica per cui lavoro e crescita personale diventano davvero un’unica attività». Lorenzo Morandotti

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