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Nei parchi cittadini vincono incuria e maleducazione

Domenica 12 Agosto 2012 Via Italia Libera, via Leoni, via Anzani, Prestino: regni della trascuratezza La malattia ha un nome. Anzi, due. Il primo è: incuria. Il secondo, più grave: maleducazione. Sono queste le patologie croniche che affliggono i parchi comunali di Como. Accoglienti, tranquilli, verdi. Almeno fino a quando non si allunga lo sguardo e ci si sofferma su alcuni particolari. Allora, si notano i segni dell’inciviltà. Il viaggio inizia dal parco del quartiere di Prestino. All’ingresso, un cartello ricorda gli orari di ingresso, estivi e invernali, con tutti i divieti previsti dalla normativa. Vialetto centrale, cestini, giochi: il colpo d’occhio è favorevole. Solitari visitatori trascorrono qualche minuto di relax all’ombra degli alberi. Una giovane madre spinge una carrozzina tra i giochi. Poi, però, non è difficile imbattersi in panchine malandate, quasi inservibili. A terra, proprio accanto a una panchina, anonimi incivili hanno lasciato alcune bottiglie di birra. Nel sole accecante di agosto, brilla il vetro di diverse boccette di medicinali, tutte dello stesso tipo. Anche in un’altra zona del parco, situata vicino alla strada che costeggia l’area, sono evidenti i resti di un bivacco: confezioni di plastica, bottiglie, carta per alimenti. Tutto abbandonato sul prato. Con i cestini a meno di dieci metri. Ai lati di una distesa di erba si apre un buco non segnalato. Poco distante, una struttura in mattoni che nella fantasia di un bambino può diventare un fortino, un labirinto, un luogo incantato. Il parco è circondato da una recinzione e confina con l’ingresso della scuola materna. Da un parcheggio che si affaccia sulla strada principale, però, scende una scala che conduce ad una striscia di prato esterna al parco. Qui è stato tagliato un tratto di siepe, divelta una parte di rete. Chiunque, così, può entrare nel parco. Di giorno e di notte. Stessa situazione al parco di via Leoni, con accesso anche da via dei Mille. Questo parco è dotato di un’area riservata ai cani, con tutti gli accessori necessari, a partire dal distributori di sacchetti di plastica. Proprio per la sua dichiarata accoglienza nei confronti dei quattro zampe, è molto frequentato dai possessori di cani. Dal parco si accede a un campo di calcio. Qui, però, non solo manca il manto erboso; mancano anche le porte, segnate con rudimentali (e pericolosi) mattoni di cemento. L’ingresso al campo è garantito da un’ampia apertura. Qualcuno, però, si è divertito ad aprire uno squarcio nella rete di protezione. Intorno ai servizi igienici è stata innalzata una rete, con tanto di cancello. Quest’ultimo è chiuso, ma la maggior parte della rete manca. Chiunque può entrare in questo angolo di parco come e quando vuole. Dietro ai bagni, nascosti alla vista dei più, immondizia e tracce di varia umanità. Anche ai giardini di via Anzani vanno in scena sequenze di un tranquillo sabato mattina. Genitori con i loro piccoli, coppie di anziani che si sono accollati la cura e il divertimento dei nipotini. Tutto ok, apparentemente. L’occhio, poi, cade sul profilo di diverse panchine con assi di legno divelte. Accessori su cui nessuno potrà mai più sedersi, salvo interventi. Nella parte rivolta verso viale Giulio Cesare, sorge una struttura di pietra interamente rivestita di graffiti. Contro una parete è stato abbandonato il relitto di una bicicletta. Bicchieri, fazzoletti e molti altri “reperti” fanno da contorno. Basterebbe che qualcuno si ricordasse che i cestini non sono stati collocati nei parchi per fini puramente decorativi. Servono per lasciarvi ciò che ancora troppe persone abbandonano tra l’erba e i vialetti. Nell’altro parco del capoluogo, in via Italia Libera, l’atmosfera cambia. Basta osservare lo scheletro dell’unica fontana, dove un ragno ha potuto tessere indisturbato la sua tela. Evidentemente questo piccolo parco non è molto frequentato. Anzi: è deserto. Una panchina è sfondata. Inutilizzabile. Le altre sono vecchie, erose dal tempo e dall’incuria. Come gli altri, anche questo piccolo parco ha due ingressi, ma quello da via Italia Libera è chiuso da un cancello. I visitatori dovrebbero entrare da viale Innocenzo XI. Al centro dell’area si eleva una struttura di mattoni e vetro che non ha niente a che fare con il parco; nessuno degli ingressi, infatti, è accessibile dallo spazio pubblico. Da qui, però, qualche raffinato luminare nel campo dell’educazione civica ha tentato di sfondare i vetri. Un pannello è incrinato. Il silenzio sarebbe completo, se non fosse per il mormorio dei motori dalla tangenziale. Nessuno entra nel parco. La tranquillità regna. Ma è una pace che ha il sapore dell’abbandono. Marco Proserpio

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