Tutti in coda a pagare l’Imu. Poste e banche prese d’assalto e c’è chi perde la pazienza

Il reportage – Una mattina ad aspettare il proprio turno allo sportello Entro lunedì la prima rata della tassa più odiata del millennio Ultime ore al termine fissato per il pagamento della prima rata dell’imposta municipale unica, Imu, ormai notoriamente la tassa più odiata dagli italiani. In un periodo di grande clamore attorno alle manovre del governo tecnico, spesso si omette ciò che sta dietro a termini specialistici da libro di economia, percentuali, segni positivi o negativi, ossia il dato umano, coloro che pagano le conseguenze di questi tempi difficili. I loro sentimenti, le loro paure e dubbi per il presente e il futuro. Siamo stati nei luoghi in cui la maggior parte delle persone ha la possibilità di versare l’Imu, le Poste e le banche di Como. Unendoci ai proprietari di casa, in coda, abbiamo catturato stralci di conversazioni, umori e sentimenti di una città. Frustrazione e rassegnazione, in giorni di Imu, riempiono anche un luogo ordinario come un ufficio postale di Como assieme alle più varie tipologie di persone, ognuno con il proprio modulo F24. Più fogli dalla tinta azzurrina. Diversi moduli in mano a pensionati appena tornati dalla spesa – forse per il giorno, forse per la settimana, ma pur sempre una spesa magra – indecisi sul da farsi a partire dalla scelta della fila, dall’andare impacciato e con la preoccupazione di sbagliare qualcosa. Coppie, evidentemente in ferie, con altri moduli in mano. Nervosi uomini d’affari, che hanno rubato una mezz’ora di tempo al loro lavoro. Stranieri che cercano di orientarsi in una consistente quantità di documenti e termini burocratici difficili da intendere. Come spesso accade per le scadenze fiscali, più categorie sociali si trovano riunite in un unico spazio. Tutti accomunati dalla rassegnazione davanti all’odiata tassa e dal desiderio di pagare in fretta, per poi non avere il pensiero fino a dicembre, quando saranno chiamati a saldare anche la seconda rata. Uno di questi “tipi” è una signora anziana, vestito buono per andare a fare commissioni, capelli corti, in ordine, e filo di perle. Chiamano il suo numero e si avvicina al bancone. Di solito c’è chi riesce a prendere subito il passo dell’addetta allo sportello e c’è chi rimane indietro. Il problema di tre firme mancanti manda, infatti, in crisi l’anziana donna che continua a ripetere: «Ma non potete farlo voi? Ero convinta poteste farlo voi». Attorno, altri anziani seduti in attesa del proprio turno, un paio in piedi che cercano ancora di trovare una soluzione data dai numeri e le sigle corrispondenti agli sportelli. AC40, ED02, EF12, un delirio al neon. Nel frattempo, la signora delle tre firme mancanti se ne è andata dicendo qualcosa ad alta voce, cercando una rivalsa minima nei confronti dell’addetta allo sportello. C’è chi poi, come un’altra donna, accetta a cuore relativamente leggero di pagare ma davanti alla possibilità di una piccola detrazione sospira: «Almeno questo privilegio. Ce ne sono rimasti così pochi a questo mondo». Qualcosa per far sentire meglio se stessi, alla fine, una magra consolazione. Gli euro sono andati, dopotutto. Passando alla sede centrale delle Poste il diorama di persone si allarga, ma non varia. Anzi, più individui soffrono i ritardi degli sportelli perché «guardi, per l’Imu la fila da fare è bella lunga. Ci sono tutti i moduli da compilare» stando alle addette. Un uomo sulla quarantina, nordafricano direi, si lamenta con un altro suo compagno di fila: «Mi hanno mandato indietro almeno dieci volte. Manca una firma qui, manca una firma là. Io tra venti minuti ho un appuntamento in Questura!» Il potere dell’F24 unisce ancora di più. Seppur nel lamento del «vogliono tutti i nostri soldi» o «non ce la faccio più, sono quaranta minuti che aspetto», la gente parla e si confronta. Pagare una tassa non è una festa, ma alla fine si trova un equilibrio per cui la situazione viene dimenticata almeno per un momento e frasi del tipo: «La voglio pagare questa settimana anche perché la prossima ho la spesa da fare» suonano drammatiche, ma non più di tanto se condividi lo stesso problema con gran parte della fila. Un improvviso black-out mette offline tutto l’ufficio postale – all’uscita le persone si incrociano. Tra ritardi e code tutti tentano di trovare un altro luogo in cui pagare per poi ritrovarsi tutti in strada con dei portadocumenti ancora gonfi di moduli non consegnati. Un giorno né breve né semplice, per chi deve finire di pagare, solidarietà da sala d’aspetto o meno. E lunedì, l’ultimo appello disponibile per archiviare l’Imu fino a dicembre, sarà probabilmente peggio. I Caf hanno garantito il servizio anche nell’ultimo giorno utile. Matteo Congregalli