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Frana il centrodestra, il Pd diventa il primo partito

Male Lega e Pdl. Delusione terzo polo. La sinistra estrema fuori dal consiglio comunale Un terremoto ha scosso ieri la città di Como. Un terremoto elettorale le cui macerie sono franate soprattutto addosso al centrodestra. Le previsioni della vigilia sono saltate per aria. Anche i sondaggi che fino a poche ore prima del voto giravano tra le sedi dei partiti sono state in gran parte smentiti. Il Pdl e la Lega sono stati letteralmente piegati in due sotto il peso della protesta degli elettori. Un’autentica ribellione del consenso, che ha completamente cambiato il quadro politico . Definita fino a ieri il “Mugello” del centrodestra, Como potrebbe essere ribattezzata presto “La rossa”. IL CENTROSINISTRA Battute a parte, i numeri indicano una prospettiva del tutto inattesa. Che ha stupito più di un osservatore. Cominciamo dal centrosinistra. Il Partito Democratico con il 15,XX% diventa la prima forza politica del capoluogo ma soltanto perché capace di tenere le proprie posizioni. Nella coalizione che sosteneva Mario Lucini si segnala l’ottimo risultato della lista Como civica, che supera il 10%. È la seconda gamba del centrosinistra e l’unica, insieme al Pd, ad ottenere un dato significativo. Nagativo il risultato dei dipietristi, che si fermano all’1% (alle regionali del 2010 avevano ottenuto in città il 6,46%), non bene l’altra lista civica Amo la mia città, che non va oltre il 2%. Deludente ma comunque superiore alla soglia del 3% il dato di Paco-Sinistra e Libertà, che comunque riporterà certamente in consiglio comunale il capolista Bruno Magatti. LA SINISTRA Rimandendo a sinistra, l’ala estrema fa segnare decisamente il passo. Non entreranno infatti nella nuova assemblea civica cittadina né Rifondazione Comunista – il cui candidato sindaco, Donato Supino, ha superato di poco il 2% – né i Verdi che ad aprile avevano candidato al fotofinish Elisabetta Patelli. Il Sole che ride, simbolo storico degli ecologisti italiani, non ha superato la soglia minima e si è fermato al XX%. IL CENTRODESTRA Chi esce sconfitto duramente da questo primo turno è stato certamente il centrodestra. Il Pdl è oggi il secondo partito della città con il 14%. Nel 2007, Forza Italia e Alleanza Nazionale, insieme, superavano il 43% dei consensi. Ancora due anni fa, alle elezioni regionali, il Pdl aveva ottenuto a Como il 33,44%. La caduta del consenso è stata verticale. Basti pensare che in caso di sconfitta al ballottaggio, il Pdl dovrebbe eleggere 5 o 6 consiglieri. Nel mandato amministrativo appena concluso Forza Italia e Alleanza Nazionale avevano eletto 18 consiglieri, quasi la maggioranza assoluta. Se il Pdl piange, la Lega Nord non ride. La sconfitta del Carroccio era stata preventivata da tutti i dirigenti, anche a causa degli scandali delle ultime settimane. Ma le proporzioni di questa sconfitta si sono rivelate probabilmente maggiori delle peggiori attese. La Lega ha infatti raccolto soltanto il 7% e rischia di portare in consiglio comunale non più di due consiglieri. Nel 2007, il Carroccio non era andato oltre il 10,81% (e 4 consiglieri comunali). Nel 2010, invece, alle elezioni regionali, la Lega aveva sfondato in città raggiungendo il dato storico del 25,15%. In soli due anni, il patrimonio di voti dei lumbard si è letteralmente evaporato. Le conseguenze sono pesanti. La speranza del ballottaggio si è infranta contro il muro di cemento armato issato dagli elettori. Per la seconda volta, il candidato sindaco Alberto Mascetti non riesce a ottenere una chance per la conquista della poltrona di primo cittadino. LA DESTRA I due partiti della destra estrema escono dalla contesa elettorale totalmente ridimensionati. Sia La Destra sia Forza Nuova non superano percentuali da prefisso telefonico. IL TERZO POLO Discorso a parte va fatto per il terzo polo, che a Como si presentava diviso. Mario Pastore, presidente del consiglio comunale per 10 anni e candidato a sindaco di Fli, Mpa e due altre liste civiche, non è riuscito a superare il 3% dei consensi. Nonostante fosse sostenuto da oltre 100 candidati al consiglio comunale, Pastore non rientrerà nemmeno tra i 32 eletti nella nuova assemblea cittadina. L’Udc, al momento della chiusura di questo articolo, era ancora in bilico. La lista del partito di Casini ha oscillato per tutto lo scrutinio attorno alla fatidica soglia del 3%, necessaria per legge per assicurarsi un posto in consiglio comunale. Resta il fatto che lo stesso David D’Ambrosio, candidato sindaco dell’Udc, ha ammesso in diretta su Etv l’insoddisfazione per il risultato. «Ci attendevamo almeno il 4% dei voti», ha detto D’Ambrosio. Dario Campione

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