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I magnifici 16 al Sociale. Clima teso e ascolti record

Battibecchi, programmi e gaffes. I candidati sindaco di Como bucano il video Tutti insieme. Appassionatamente, forse, no. Ma la verve più o meno percettibile dei 16 candidati sindaco di Como non ha comunque inciso sui risultati Auditel della diretta elettorale andata in onda mercoledì scorso su Etv dal Teatro Sociale di Como: ascolti eccellenti. Segno che, probabilmente, non è poi così profondo il disamore dei comaschi per la politica e le elezioni locali. E anche in platea, talvolta, il calore dei supporter di questo o quell’aspirante primo cittadino – claque, nella declinazione meno elegante – ha fatto apprezzare un discreto campionario di applausi, fischi e immancabili “buuu”. Così, giusto per scaldare l’ambiente. Alle 21 precise, platea e un buon numero di palchi del Sociale sono affollati. Può partire il dibattito e possono accendersi le telecamere sui magnifici 16. Si spegneranno soltanto 3 ore abbondanti più tardi. L’inizio del confronto – condotto dal direttore del “Corriere di Como” e del tg di Etv, Mario Rapisarda, con gli interventi dei giornalisti Davide Cantoni ed Emanuele Caso – è immediato. Un cronometro scandisce, di volta in volta, i 30 secondi o il minuto a disposizione dei candidati. Si capisce subito che la nozione del tempo non è la caratteristica principale dei “magnifici”: il tentativo di sforamento è inevitabile come le elezioni. Il confronto, tutto sommato, si mantiene piuttosto frizzante. E i 16 si dividono in gruppi abbastanza ben definiti. Gli attaccanti: Pietro Vierchowod (Il Faro per Como), Alessandro Rapinese (Adesso Como e No Logo), Elisabetta Patelli (Ecologisti-Reti civiche), Donato Supino (Sinistra per Como), Emanuele Lionetti (Impegno per Como), Mario Molteni (Per Como) e Luca Ceruti (Movimento 5 Stelle). Gli istituzionali: Mario Lucini (Pd, Como Civica, Amo la mia città, Paco-Sel, Idv), Laura Bordoli (Pdl), Alberto Mascetti (Lega Nord) e David D’Ambrosio (Udc). Gli accademici: Sergio Gaddi (Forza Cambia Como), Francesco Peronese (Patto per Como), Mario Pastore (Fli, Movimento autonomo per Como, Uniti per Como, Polo di centro). I duri e puri: Salvatore Ferrara (Forza Nuova) e Roberto Colussi (La Destra). La serata – tra ipotesi di ballottaggio, scontro partiti-civiche e pinzillacchere – si accende quando viene il momento delle cosiddette “domande cattive” rivolte ai candidati. Si vivono momenti notevoli: sguardi atterriti, balbettii, spettacolose arrampicate sugli specchi, qualche (rara) risposta secca e precisa. Sarebbe bello poter dividere anche qui i nominativi. Ma bisognerebbe affidarsi allo humour di un esercito di candidati sindaco a 48 ore dal voto. Troppo, obiettivamente. Quello che si può dire, invece, è che le mitologiche truppe cammellate, in quel frangente, danno il meglio di se stesse tra ovazioni, interruzioni, applausi e controapplausi. Pausa telegiornale, sono le 22.30. Un’unica domanda risuona nell’ovale austero del teatro: «Come sono andato?». Tutti bene naturalmente. Tanto la verità emergerà in prima battuta il 7 maggio e poi, definitivamente, il 21. Le 23, si riparte. Il cronometro – e le domande dal pubblico raccolte da Alessandra D’Angiò – mettono spalle al muro i candidati su “problemini” quali Ticosa, paratie e cittadella sanitaria. Con poche sfumature, tutti dicono le stesse cose. Identiche. Una ripetizione ossessiva di parchi urbani nell’ex area industriale, di “restituiremo il lungolago ai comaschi” e di “la cittadella sanitaria va bene”. Il tempo era tiranno, è un fatto. Ma la ripetizione dei contenuti qualche dubbio sull’utilità complessiva di 16 candidature lo fa effettivamente sorgere. Rush finale. Sorteggione per l’ultimo appello agli elettori. Dove, per legge, non si può dire “votate me perché sono il più bravo”. Immancabilmente, scatta subito il “votate me perché sono il più bravo”. La festa è quasi finita. La festa, ora, può cominciare. Ne resterà uno solo. Che vinca il (o la) migliore.

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