Vierchowod: «Siamo l’unica novità. Il resto è vecchia politica»

«È vero, ho giocato a pallone. Ma perché uno che ha fatto il calciatore non può lavorare per la sua città?» Ha tolto le scarpette da calciatore e indossato quelle della politica. «Con un unico obiettivo: lavorare per la città in cui ho scelto di vivere ormai molti anni fa». Pietro Vierchowod, 53 anni, sposato e padre di tre figli, si definisce «l’unico volto nuovo della campagna elettorale». È sceso in campo – metafora abusata ma, per ciò che lo riguarda, assolutamente utilizzabile – con una lista civica e un progetto «concreto», fatto di «aiuti al sociale, ambiente, sicurezza» . Vierchowod, manca una settimana al voto. Che campagna elettorale è stata sin qui? «In questa frammentazione una cosa balza agli occhi: piaccia o non piaccia, siamo l’unica novità vera. I soli a proporre qualcosa di diverso. Ho come avversari candidati usciti dai partiti da poche settimane o gente che è espressione della vecchia politica». Che cosa l’ha colpita di più in questa esperienza per lei nuova? «Senza dubbio il contatto con le persone, molte delle quali mi hanno parlato di problemi veri, reali. Ho incontrato e ho conosciuto anche tanta gente che non vorrebbe votare, sfiduciata. A tutti ho detto che astenersi è sbagliato, ho tentato di far capire che cambiare è possibile scegliendo persone nuove». Ha scoperto una Como che non conosceva? «In parte sì. Direi che ho toccato con mano la forza del tessuto sociale intrecciato dalle associazioni di volontariato, dai gruppi sportivi, dai circoli spontanei. E ho capito quanto poco il Comune, negli ultimi anni, abbia aiutato questa rete di persone. Una rete che di fatto manda avanti la città. Mi è tornato alla mente quando, ancora piccolo, vivevo in un paese del Bergamasco. Se una famiglia era in difficoltà, tutta la comunità si metteva a disposizione. Ecco, credo che il Comune debba mettersi a disposizione di questa rete associativa». Che cosa, invece, non le è piaciuto della campagna elettorale? «La superficialità dei giudizi. Mi hanno accusato di non essere un politico, di non avere esperienza. Ma è un ragionamento sbagliato. Io mi sono messo al servizio della città. È vero, ho giocato a pallone. Ma perché uno che ha fatto il calciatore professionista non può lavorare per la sua città?». Che cosa si aspetta dal voto? «Non mi aspetto nulla, vorrei soltanto far passare l’idea che cambiare è possibile. È ovvio, a me piacerebbe vincere, ma so che è difficile. Se avessi l’opportunità di entrare in consiglio comunale mi batterei comunque per chi non ha avuto voce. A partire dai gestori dei chioschi che oggi vedono mettere a rischio il loro lavoro e la loro stessa vita. Se posso usare uno slogan per fare sintesi, direi: “Prima viene la gente”». L’attenzione al sociale va bene. Ma i grandi problemi irrisolti? Che ricetta utilizzerebbe? «Andiamo con ordine. Direi stop alle paratie, progetto che va bloccato anche per i costi esorbitanti di manutenzione. È sufficiente l’allargamento della passeggiata». È la stessa posizione di Sergio Gaddi. «Con la differenza che Gaddi in giunta ha votato il progetto attuale. Io no». Per la Ticosa? Che fare? «Evitare ogni progetto faraonico che poi non abbia le gambe per proseguire. Mi limiterei a un ampio parcheggio sotterraneo e a un grande parco in superficie, un polmone verde aperto a tutti e rivolto alle iniziative sociali. Aggiungo un’altra idea, se posso». Prego. «Hanno ironizzato chiamandomi “architetto”. Non me la prendo. Ma non rinuncio a una mia idea di città in cui la mobilità sia diversa dall’attuale. Ho proposto, e mi batterò per questo, di arretrare l’ultima fermata delle Nord a Borghi. Si potrebbe così valorizzare anche la stazione a lago». Senta Vierchowod, il nuovo consiglio comunale dovrà anche decidere le imposte sulla casa. Qual è la sua posizione? «Tassare la casa in un Paese in cui la quasi totalità dei cittadini è proprietaria dell’abitazione in cui vive è insieme facile e profondamente ingiusto. Per questo, l’Imu sulla prima casa dovrà restare al minimo. Mi preme però aggiungere che al minimo dovranno restare le aliquote su negozi e capannoni. In un momento così difficile per l’economia non si può gravare sugli immobili strumentali. Aggiungo che la giunta Bruni ha ridotto da 4 a 2 le rate per pagare la Tarsu. Credo che sia stata una scelta errata, su cui tornare». Pensa di allearsi con qualcuno al secondo turno? «È assolutamente prematuro parlarne. Bisogna aspettare il risultato. Io giudico le persone e i loro programmi». Ha paura di restare invischiato nella politica? «Non demonizzo la politica. A me non piacciono i politicanti. In questa campagna elettorale i partiti hanno schierato i pezzi da novanta, ma è stato un segnale di debolezza. I big sono arrivati in ritardo, dopo anni di latitanza. Sono stati chiamati per raddrizzare una campagna che era e resta storta». Dario Campione