Malaria, nel Comasco 14 casi all’anno

Martedì 24 Aprile 2012 Tutti hanno contratto la malattia all’estero. Prevenzione e cura: l’Asl spiega cosa fare (m.g.) Sono stati 14 i casi di malaria accertati nel 2011 nel Comasco, tutti poi risolti con la guarigione. Undici di questi casi riguardavano stranieri per lo più provenienti da zone dell’Africa. Il dato è fornito dalla dottoressa Annalisa Donadini, responsabile del Servizio di Medicina preventiva dell’Asl. Dottoressa, parlare di malaria oggi, qui, sembra qualcosa fuori dal tempo. Eppure, sembra di capire, non è così… «Effettivamente la malaria è una malattia tuttora presente anche in Italia. Beninteso, parliamo di casi da importazione, cioè di persone che hanno contratto all’estero il morbo. L’agente è un protozoo, il plasmodium, che ha come serbatoio la zanzara del genere Anopheles. Questo insetto prolifera soprattutto nell’Africa sub sahariana, nelle zone del Sud-Est asiatico e nella zona amazzonica dell’America del Sud». Dal suo punto di osservazione, tra i comaschi c’è un’adeguata consapevolezza dell’attualità del rischio? «L’Asl ha un ambulatorio per la profilassi internazionale in funzione da tempo in tutti i distretti. Si tratta di un servizio dedicato a coloro che intraprendono viaggi in zone a rischio. Registriamo circa 1.500 accessi all’anno, una cifra che ha margini di miglioramento perché una fascia di popolazione sottovaluta ancora la prevenzione e non soltanto per quanto riguarda la malaria. L’esistenza di questo presidio va tenuta presente anche in vista dei viaggi estivi e l’appuntamento va preso almeno con due settimane di anticipo rispetto alla data di partenza». Chi deve preoccuparsi del rischio di malaria? «Principalmente gli stranieri che rientrano nei loro Paesi per trovare i parenti, poi i turisti, i cooperatori internazionali e chi va nei Paesi a rischio per motivi di lavoro. E’ importante che anche le aziende con filiali e appalti all’estero valutino il rischio malarico e sensibilizzino i loro dipendenti. Noi desideriamo che si sappia dell’esistenza del nostro ambulatorio e della necessità di accedervi per essere informati, per vaccinarsi, per sottoporsi alla chemioprofilassi contro la malaria». In cosa consiste la profilassi? «Nell’assunzione di un farmaco antimalarico a dosaggio ridotto, in modo mirato, secondo la zona di destinazione. È fondamentale studiare l’itinerario, la lunghezza del viaggio, l’esistenza di eventuali controindicazioni individuali, per stabilire quale protocollo vada adottato. La profilassi farmacologica non dà una copertura totale, ma ha un margine di fallimento estremamente esiguo». Ci sono altri suggerimenti importanti? «Sì, sono misure comportamentali. Dal momento che è importante cercare di non farsi pungere dalle zanzare, occorre usare sostanze repellenti per quel tipo di insetto, tenere chiusi i locali dove si dorme dall’imbrunire fino al mattino, ricorrere a zanzariere pre-trattate, vestire con abbigliamento adeguato, di colore chiaro, e mai troppo scoperto di sera e di notte». Come comportarsi al rientro da viaggi in Paesi a rischio? «Dal momento che la malaria è una malattia grave se non curata tempestivamente, oltre alla prevenzione è importante sapere che può manifestarsi anche sei mesi dopo il rientro dalle zone a rischio. Quindi occorre avvisare il proprio medico in caso di febbre che insorgesse anche a distanza di qualche tempo».