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Annessione alla Svizzera? Ponte Chiasso dice sì

Sabato 07 Aprile 2012 Nel quartiere di confine residenti e commercianti pronti a diventare elvetici Per il resto della Lombardia il passaggio sarebbe traumatico. Per gli abitanti di Ponte Chiasso, invece, l’annessione alla Svizzera sarebbe cosa da poco: in fondo, dovrebbero soltanto arretrare quel gigante cartello “Confine di Stato – Svizzera” che accoglie gli automobilisti alla dogana. Con la Svizzera, Ponte Chiasso vive spalla a spalla. I ticinesi bevono il caffè nei bar del quartiere, il quartiere vive grazie al lavoro dei frontalieri in Ticino. Perciò loro, gli abitanti di Ponte Chiasso, si dicono «pronti» a sostituire sugli edifici pubblici il tricolore con la croce bianca su sfondo rosso. E come loro, la pensano gli oltre 20mila cittadini che in poco più di una settimana hanno firmato la petizione on-line per annettere la Lombardia alla Svizzera. Boutade? Provocazione? Certo. Ma il dibattito è aperto. «Io sarei d’accordo – dice Davide Gandini, del bar “La Pesa” – La Svizzera è uno Stato avanzato, dove si sta bene e dove la vita è ancora a misura d’uomo». Davide, però, non allargherebbe i confini rossocrociati a tutta la Lombardia. Nemmeno all’intera provincia di Como. «Spostiamo il cartello di confine – afferma, ironicamente – e mettiamolo a Como Borghi. È sufficiente». Ma gli svizzeri che ne pensano? Ci accoglierebbero? Nei giorni scorsi Giuliano Bignasca, leader della Lega dei Ticinesi, su Affaritaliani.it aveva proposto un allargamento limitato alle province di confine. «Milano potete tenervela», diceva il politico elvetico. A Ponte Chiasso sta bevendo un caffè Silvano Albisetti, svizzero di Chiasso. «Dipendesse da me – dice – accoglierei volentieri la Lombardia. Como compresa, sicuramente, e le altre fasce di confine. Arriverei a sfiorare l’Emilia Romagna, Piacenza, perché in quelle zone si mangia benissimo. E pure il confine tra Lombardia e Veneto, sul lago di Garda, un zona molto affascinante. Roma, però, la lascerei volentieri agli italiani». Ancora diversa è la proposta di una commerciante del quartiere, Donatella Burri, della boutique MB Studio. «Sarebbe interessante se Ponte Chiasso diventasse un punto franco», ossia come Livigno, zona extradoganale. «Certo è – continua l’esercente – che in Svizzera, da alcuni punti di vista, si vive meglio. Burocrazia, giustizia, tasse e ordine pubblico. Se dovessi scegliere, sceglierei la Svizzera. A malincuore». «Ho lavorato al di là del confine per 41 anni – conclude Alfredo Carlucci, di Ponte Chiasso – e vivo grazie alla pensione elvetica. L’idea di passare alla Svizzera non è cattiva. Di là hanno meno regole ma sono severi nel farle rispettare. E usano il buonsenso». Andrea Bambace

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