Sulle orme lariane di Antonio Fogazzaro

La guida turistica Marta Miuzzo: «Personaggi e luoghi da lui narrati sono nitidamente visibili» «Spesso propongo itinerari sulla Valsolda, perché è bella dal punto di vista paesaggistico e culturale. Rappresenta tuttora lo spirito di Antonio Fogazzaro, oppure, se si preferisce, lo scrittore ha ben interpretato lo spirito della Valsolda. Personaggi e luoghi da lui narrati si “vedono” nitidamente tuttora». Chi parla così è Marta Miuzzo, guida turistica nativa di Bellagio e residente a Grandola ed Uniti, che in passato ha accompagnato gruppi in tutto il mondo. Il 7 marzo di cento anni fa moriva l’autore di “Piccolo mondo antico”. La parabola della sua vita ha avuto inizio e fine a Vicenza, ma la mamma dello scrittore, Teresa Barrera, era di Valsolda, dove – a Oria – tuttora esiste la casa di famiglia. Qui, e altrove nel Comasco, Fogazzaro ha ambientato parte dei suoi romanzi. Per esempio, “Malombra” si sviluppa tra Villa Pliniana, a Torno, e il Lago del Segrino. Lo scrittore, più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura, ha inoltre avuto molteplici contatti con il Lario. Amava le escursioni in Valle Intelvi, che spesso raggiungeva andando in barca fino a Osteno, per poi salire a bordo della funicolare di Lanzo costruita nel 1907. E, appena un anno, fa nella sede dell’Istituto Giosue Carducci di via Cavallotti, a Como, è stato ritrovato un epistolario contenente centinaia di lettere per lo più indirizzate a Fogazzaro e, in un paio di casi, scritte di suo pugno. L’imminente centenario è dunque l’occasione per riscoprire il legame tra lo scrittore e i “suoi” luoghi nel Comasco, soprattutto la Valsolda. Marta Miuzzo, che è pure presidente dell’associazione “Mondo turistico”, la quale propone mensilmente itinerari, anche locali, di storia, natura e arte, è persona competente e preziosa a tal fine. Lei dice di cogliere tuttora lo spirito di Fogazzaro a Valsolda. Ci spiega perché? «È tutto così nitido, come in un film. C’è feeling tra i luoghi nella loro realtà attuale e ciò che ne ha colto l’autore. Di recente mi ha colpito una scolaresca di cui facevano parte alcune ragazze. Queste, di fronte alla darsena della casa di Oria, dove in “Piccolo mondo antico” Fogazzaro immagina che la piccola Ombretta sia annegata, si sono messe a piangere…». Lei, anche per motivi professionali, conosce perfettamente questi luoghi. «Sì e propongo due itinerari: sulle tracce di Franco e Luisa, personaggi di “Piccolo mondo antico”, o sulla falsariga del romanzo “Leila”. Leggo brani a uditori stupiti di constatare che quanto è stato scritto corrisponde in modo così chiaro alla realtà odierna visibile». Parli dell’itinerario numero uno. «Parte da Oria, primo paese italiano al confine con la Svizzera, un luogo minuscolo che si affaccia sul lago: la sua piazzetta è come un palco di teatro, tanto è ben tenuta. A Oria c’è un nucleo antico di case in pietra. La sola differenza rispetto a cento anni fa è il bosco. All’epoca c’erano terrazzamenti, viti e ulivi. Non esisteva la strada verso la Svizzera, che è del 1932. Fogazzaro non la voleva. Gli piaceva questo suo piccolo mondo antico isolato, il cui silenzio era rotto soltanto dall’infrangersi delle onde sulla roccia. La strada era per lo scrittore un pericolo, un veicolo di modernizzazione che avrebbe portato guai». La casa di famiglia è stata di recente donata dall’ultimo proprietario, il marchese Giuseppe Roi, pronipote di Fogazzaro, al Fondo per l’ambiente italiano (Fai), con un vincolo curioso, a pena della perdita del beneficio. «Sì, in casa ci sono antichi servizi di ceramica degli avi. Il marchese ha stabilito che la sala da pranzo sia sempre apparecchiata. Il custode lo sa e provvede di conseguenza, alternando di mese in mese due diversi servizi». Ma la casa com’è? Lei la conosce bene. «È un gioiello. Era la dimora in cui Fogazzaro trascorreva le vacanze estive. Lì lo scrittore ha vissuto in ambienti minuscoli, dove si trovano ancora ninnoli e oggetti preziosissimi. È quindi visitabile da piccoli gruppi, non più di dieci persone per volta. C’è il terrazzino del caffè, come descritto in “Piccolo mondo antico”. Dall’esterno si vede la darsena». L’ambiente rimanda ai riferimenti di “Piccolo mondo antico”… «Al piano inferiore c’è lo studio di Fogazzaro, che nel romanzo egli trasforma in alcova di Franco e Luisa e dove poi muore la figlia della coppia. C’è lo scrittoio, con il cassetto all’interno del quale Fogazzaro ha annotato sul legno le date importanti della sua vita. Spiccano belle foto di famiglia… Ci sono tazze da caffè esposte davanti al camino su un tavolino appartenuto alla mamma di Fogazzaro. In biblioteca c’è la fotografia di Alida Valli, protagonista del film “Malombra” girato da Mario Soldati, con dedica al marchese Roi. Al piano superiore, invece, ci sono le camere da letto e, sulla porta di una stanza, ci si imbatte nella frase scritta da Giacomo Zanella, maestro di Fogazzaro, che ringrazia per l’ospitalità avuta. Ci sono tante collezioni, alcune dello stesso marchese Roi: tranciasigari da tutto il mondo, giochi dell’oca, lastre di rame incise per fare stampe…». Torniamo all’itinerario. «Valsolda presenta purtroppo problemi organizzativi. I pullman passano con difficoltà e non possono arrivare fino alle frazioni alte. Mancano parcheggi. Quello dei luoghi di Fogazzaro rimane dunque un itinerario di nicchia, ma chi lo sceglie ne resta incantato». Ecco, le frazioni alte. Quali sorprese riservano? «A chi se la sente propongo di percorrere la vecchia mulattiera che conduce fino ad Albogasio, una frazione divisa in due: una parte inferiore e una superiore di un borgo tuttora medievale. Qui, nella zona bassa, sorge la chiesa con la scalinata della Calcinera, dove è descritto il momento più drammatico di “Piccolo mondo antico”. Luisa aspetta il passaggio della marchesa, decisa a dirle ciò che merita. Va via da casa così agitata da lasciare aperta la porta; la figlioletta esce e va incontro alla morte perché mette in acqua, nella darsena, una barchetta. Questa va a fondo e la bambina, per recuperarla, cade in acqua? Lì, sulla scalinata, Luisa è raggiunta dalle donne che l’avvisano della tragedia: la figlia sta male?». Quale panorama si gode dalle frazioni alte? «Si scorgono ville che esistevano già ai tempi di Fogazzaro. Da Albogasio si arriva poi a Castello, la frazione più bella, da dove si domina tutta la Valsolda. Il maniero che le dà il nome, fu distrutto nel ‘500. Sorgeva su un roccione che domina il lago. E, ancora una volta, torna il romanzo “Piccolo mondo antico”. Lì, la mamma di Luisa possiede il castello. Sua figlia e Franco si sposano di nascosto proprio nella chiesa di Castello perché la marchesa Maironi, nonna di Franco e filo-austriaca, è contraria alle nozze. E lì la mamma di Luisa ha sepoltura. Fogazzaro descrive molto bene le case, raggruppate come se volessero proteggersi a vicenda. Ma, come accade nella vita, i ricchi hanno case divise da quelle dei poveri. E, tuttora, nel vicolo di Castello si percepisce una netta distinzione tra gli edifici esistenti». Marco Guggiari